Ora prova a trascinare i nomi sul punto corretto del disegno.
Spazi del torneo
Posti a sedere
Contendenti
Arma da battaglia
Cavallo da battaglia
Cimiero
Elmo
Armatura
Lancia

Gli spazi per i tornei e le giostre dovevano essere molto ampi, per consentire il galoppo dei cavalli e la presenza di palchi o rialzi per gli spettatori. Inizialmente i tornei erano allestiti in campagnia non lontano dalle mura della fortezza, poi si spostarono progressivamente all’interno delle città, dentro i recinti appositamente creati.
I luoghi dove si svolgevano erano detti “lizze”, da cui l’espressione italiana “scendere in lizza”, cioè “competere”.

Partecipare a un torneo significava possedere una certa agiatezza, perché era necessario dotarsi di un’armatura e di un cavallo da battaglia, che aveva il valore di circa 150 ettari di terreno; inoltre il nobile aveva bisogno di scudieri e servi, che ne accudissero animali e armi, e anch’essi avevano un costo notevole.
Nel combattimento si usavano vari tipi di arma, come le lance, la spada, che dapprima era a doppio taglio, pesante, ma che poi divenne più leggera e lunga per potersi infilare tra le piastre delle armature, lo spadone a due mani, la mazza ferrata, l’ascia.
Come protezione si potevano usare scudi di ferro di diversa forma e dimensione.
Non si impiegavano invece gli archi, considerata un’arma non “signorile” e non utilizzabili a breve distanza.

Il cavallo da battaglia era di grandi dimensioni, molto robusto e resistente e portava una corazza sui punti più esposti come la testa e il collo. Essa non poteva rivestirlo totalmente, perché avrebbe pesantemente limitato la sua libertà di movimento. Il cavallo era riconoscibile grazie alla gualdrappa che lo ricopriva, adornandolo delle insegne araldiche del cavaliere.

L’armatura era inizalmente un cotto di maglia, formata da anelli di ferro legati tra di loro. Successivamente si diffuse un’armatura a piastre di ferro, collocate su un tessuto, che aveva il vantaggio di offrire una protezione maggiore. L’evoluzione della corazza continuò fino al XV secolo, con la creazione di armature intere che proteggevano tutto il corpo ed erano più robuste soprattutto nelle parti più pericolose, come collo e ventre.
Il difetto di queste armature, che a volte potevano essere dei veri capolavori artistici, era il peso, che gravava sul cavallo.

L’arma più comune da battaglia era la lancia, lunga e protetta dall’impugnatura da una guardia circolare. Le lance potevano essere smussate - e allora si parlava di “armi di cortesia” - o appuntite: la scelta dipendeva dalla volonta di simulare il combattimento o invece realizzarlo appieno.
Dall’età dei tornei deriva la dizione italiana “lancia in resta”, che significa procedere all’attacco con una lunga lancia posta sotto il braccio destro e assicurata con una sporgenza della corazza (la resta).